RIMUGINAZIONE PATOLOGICA

Il termine “rimuginio” indica un fenomeno clinico caratterizzato da ripetitività e capacità pervasiva di occupare spazio mentale (Sassaroli, Ruggiero, et al.,2003). Le caratteristiche fondamentali del rimuginio sono: la predominanza del pensiero verbale negativo, l’evitamento cognitivo e l’inibizione dell’elaborazione emotiva (Borkovec et al.,1998).

L’attività cognitiva del rimuginare implica l’impiego di una consistente quantità di tempo ed energie mentali per predire possibili eventi o esiti negativi futuri, diminuendo lo stato di ansia. Il rimuginio, quindi, non costituisce di per sé un comportamento disfunzionale ma può diventarlo quando si protrae nel tempo una condizione in cui prevalgono emozioni e pensieri negativi. Il rimuginio patologico è caratterizzato dalla ripetizione persistente degli elementi del problema o dell’elemento che genera disagio, interpretato come catastrofico a cui non segue una decisione; le soluzioni considerate appaiono inadeguate e inefficaci a fronte di una minaccia vaga ed indefinita (Sassaroli, Ruggiero et al,.2003).

Il rimuginio è tipico dei disturbi d’ansia ed in particolare del disturbo d’ansia generalizzato, in cui è evidente la presenza di stato di tensione e timore che la persona sperimenta nei confronti di una minaccia predetta come irreparabile e catastrofica, senza possibilità di fronteggiamento concreto. Sassaroli, Ruggiero et al., ipotizzano che l’attività del rimuginio sia giustificata da finalità positive o vantaggi per la persona riassumibili in:

Attenuazione dell’ansia fisiologicarimuginare consentirebbe l’attenuazione delle sensazioni negative e il raggiungimento, almeno temporaneo, di uno stato fisiologico piacevoleTale meccanismo agirebbe da rinforzo negativo che invece di far diminuire il rimuginio lo incrementa confermando l’idea che esso sia utile per diminuire l’ansia.

Risoluzione dei problemi: erroneamente la persona è portata a pensare che rimuginare aiuti a risolvere i problemi! In realtà, alla valutazione ripetitiva degli aspetti spiacevoli non segue l’elaborazione di una soluzione o di un piano concreto per la risoluzione del problema. Pertanto, al rimuginio e al timore non segue nessuna strategia produttiva, ma solo un perpetuarsi dell’ansia e del rimuginio improduttivo.

Rimuginio come “scudo emozionale”: erroneamente la persona ritiene che rimuginare sia comunque utile in quanto consente di mantenere uno stato di allarme che gli permetterà di essere pronto a fronteggiare i timori e le minacce quando si presenteranno.

Rimuginio come attività distraente da preoccupazioni peggiori: la persona si concentrerebbe su timori o preoccupazioni meno cariche emotivamente al fine di evitare di concentrarsi su timori più importanti.

Rimuginio ascopicoquesto tipo di rimuginio sarebbe caratterizzato da un’incapacità del soggetto di spiegare i motivi che lo portano a rimuginare. In tal senso il rimuginio si configurerebbe come frutto di impulsività o deterioramento cognitivo (Lorenzini, Sassaroli e Ruggiero).

La mente umana è caratterizzata dalla tendenza a ritornare sui problemi irrisolti e a prevenire minacce futureil rimuginio è l’attività mentale che consente all’individuo di interviene per risolvere un problema, affrontare una minaccia o un timore. Tuttavia, l’aspetto problematico che rende il rimuginare disadattivo e fonte di disagio risiede nell’impossibilità di affrontare tale minaccia/paura, spesso vaga, indefinita e futura! In tal senso l’individuo si attiva psicofisiologicamente (stato di ansia) preparandosi alla risposta di attacco o fuga che, tuttavia, non può essere attuata e che lascia posto ad un rimuginare infruttuoso e spiacevole! Il rimuginio diventa una risposta di evitamento cognitivo attraverso la quale il soggetto si illude di poter eliminare la minaccia percepita alla quale però non è possibile rispondere con un comportamento funzionale!

Dugas, Gagnon, Ladouceur e Freeston (1998) spiegano che il rimuginio patologico è caratterizzato da 4 elementi:

1.Intolleranza dell’incertezza

2.Atteggiamento negativo verso i problemi

3.Credenze positive sul rimuginio

4.Evitamento cognitivo

Oltre alle credenze positive sul rimuginio come quelle legate alla sua funzione di risolvere i problemi o ridurre l’ansia, sono state individuate anche credenze negative su di esso che conducono la persona a “rimuginare sul suo rimuginare” (metapreoccupazione).

Alcune preoccupazioni sul rimuginare individuate sono:

Convinzioni sulla pericolosità e incontrollabilità del rimuginio: l’individuo si percepisce incapace di controllare il proprio pensiero e quindi la rimuginazione potrebbe portarlo ad impazzire;

Convinzioni autosvalutative: il soggetto interpreta la sua tendenza a rimuginare come un indice di debolezza personale;

Convinzioni di colpa e aspettative di punizione: il rimuginio viene considerato possibile causa di eventi negativi (sia realistici sia superstiziosi) per sé o per gli altri e ciò genera senso di colpa (Sassaroli, Ruggiero, et al., 2003).

COME USCIRE DAL CIRCOLO VIZIOSO DELLA RIMUGINAZIONE?

Il rimuginio è un’esperienza normale e comune negli individui! Tutti rimuginano! Tuttavia, esso può diventa patologico quando eccessivo ed incontrollabile, come accade nei disturbi d’ansia! La persona ansiosa pensa in modo ripetitivo a temi negativi legati ad una minaccia futura. La funzione del rimuginio è quella di evitare e a prevenire danni o timori futuri, riducendo le emozioni negative! Il rimuginio è mantenuto da due fattori principali:

  • Credenza irrazionale che il rimuginare permetta agli eventi temuti di non verificarsi.
  • Inibizione dell’ansia (riduzione temporanea delle emozioni negative connesse ai pensieri ansiogeni).

TRATTAMENTO DELLA RIMUGINAZIONE PATOLOGICA

Quando il processo cognitivo del rimuginare diviene patologico la persona sviluppa una visione distorta della pericolosità e della gravità degli eventi futuri nonché della probabilità essi si manifestino. Chi rimugina in modo continuo e dannoso è convinto che rimuginare sia utile e produttivo poiché consente di controllare le emozioni negative o gli eventi minacciosi. Tuttavia, queste sono solo credenze disfunzionali che invece di aiutare la persona non fanno che risucchiarla in un vortice di pensieri catastrofici e di emozioni negative che non le consentono di sperimentare realmente le proprie capacità di fronteggiamento delle situazioni presenti. Perciò è importante aiutare il paziente a distinguere tra esiti negativi probabili e non probabili, e soprattutto, tra conseguenze presenti e future affinché egli si concentri sempre di più sul presente senza impiegare la maggior parte delle energie e del tempo a prevedere eventi negativi (che spesso difficilmente possono verificarsi). In particolare, l’aiuto psicologico si propone di:

  • Individuare il meccanismo cognitivo del rimuginio: cosa attiva il rimuginio? Quali situazioni, stimoli, pensieri o timori?;
  • Indebolire i fattori di mantenimento del rimuginare (es. pensieri irrazionali e credenze sull’utilità del rimuginare);
  • Identificare i pensieri negativi che caratterizzano il rimuginio e modificarli;
  • Imparare a interrompere e posticipare il rimuginio: “tecnica della zona libera da rimuginio”;
  • Individuare e modificare le credenze disfunzionali sugli aspetti positivi del rimuginio (es. il fatto che l’evento temuto non si è manifestato è la prova che il rimuginio ha una funzione positiva).

Aspetti importanti:

-Comprendere la distinzione tra rimuginio e problem solving è molto importante! Ricordarsi che essi sono due processi molto diversi e pertanto producono risultati diversi. Infatti, il rimuginio a differenza del problem solving non conduce all’individuazione di una soluzione al problema, ma solo ad un consumo improduttivo delle risorse cognitive!

-Individuare aspettative irragionevoli sul rimuginio considerato spesso uno strumento in grado di controllare o prevenire minacce future. Ricordarsi che rimuginare non serve realmente ad evitare conseguenze negative future questo è sono un’illusione della mente che si vuole proteggere da timori o preoccupazioni!