PSICOLOGIA DELL’EMERGENZA

La psicologia dell’emergenza si occupa dello studio, la prevenzione e il trattamento dei processi psichici e sociali implicati negli eventi traumatici. Nasce dall’esigenza di fornire delle linee guida per affrontare e gestire accadimenti traumatici di forte, offrendo un’assistenza professionalmente qualificata alle persone coinvolte in situazioni traumatizzanti e ai soccorritori, in modo da garantire il loro benessere, la loro motivazione e l’alto livello di qualità del loro servizio. La finalità della psicologia dell’emergenza consiste nella prevenzione e riduzione della sofferenza psichica delle vittime, dei parenti e dei soccorritori dall’azione traumatizzante di certi eventi.  Inoltre, mira a tutelare e facilitare il ripristino dell’equilibrio psichico, dell’identità e della sicurezza individuale e collettiva. L’assunto di base della psicologia dell’emergenza è l’importanza di tutelare e ripristinare una condizione di normalità e di equilibrio psichico anche in presenza di eventi traumatici o critici.

La psicologia dell’emergenza si basa su quattro principali attività:

  1. PREVISIONE: studio e conoscenza dei rischi del territorio e delle attività.
  2. PREVENZIONE: diffusione e sviluppo di una “cultura dell’emergenza” (conoscenza dei rischi e delle modalità di comportamento in situazioni d’emergenza) tra la popolazione.  La prevenzione è volta a ridurre la quota di vulnerabilità e promuovere strategie adattative.
  3. PIANIFICAZIONE: elaborazione integrata delle procedure operative d’intervento da attuarsi nel caso si verifichi l’evento critico. L’efficacia dell’intervento dipende dell’integrazione e coordinamento delle varie agenzie.
  4. GESTIONE DELL’EMERGENZA: attivazione del modello d’intervento definito dall’attività di pianificazione.

DISASTRI E STATI DI EMERGENZA

Lo stato di emergenza indica una situazione di grave crisi in un’area determinata del territorio nazionale a seguito del verificarsi di calamità naturali, catastrofi o altri eventi i quali, per intensità ed estensione, debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari attraverso l’emanazione di provvedimenti.

L’emergenza è una situazione critica che minaccia l’integrità fisica e psichica delle persone coinvolte costituisce “una rottura del normale equilibrio psico-fisico che implica una perdita di senso”. Gli elementi che caratterizzano le situazioni di emergenza sono: l’impatto emotivo e l’imprevedibilità (inaspettato). La perturbazione dell’equilibrio psicologico (cognitivo ed emotivo) dovuto ad un evento critico, richiede la mobilitazione di risorse e di strategie di adattamento psicologiche non usuali.

Nei disastri il decesso assume particolari caratteristiche (perdita traumatica):

  1. improvviso senza che i familiari possano prepararsi in qualche modo all’evento;
  2. prematuro, percepito come anticipato rispetto al corso di vita naturale;
  3. evitabile, perché si possono prendere in considerazione responsabilità dirette e indirette sull’accaduto;
  4. violento, in quanto l’evento ha causato deturpazione del cadavere.

Reazioni e comportamenti nelle situazioni di pericolo:

  • Comportamenti ansiosi: le persone sono in preda all’ansia, urlano, piangono e diventano incapaci anche di azioni semplici come aprire una porta;
  • Comportamenti di fuga disorganizzata: le persone tendono a correre, fuggendo in qualsiasi direzione, anche se non è quella giusta;
  • Comportamenti di coesione sociale: le persone si riuniscono fra loro;
  • Comportamenti di panico: si tratta di comportamenti distruttivi, irrazionali e asociali quali il lottare con altre persone;
  • Comportamenti altruistici: le persone tendono ad aiutare altre persone in difficoltà, esponendosi loro stessi ad un pericolo vitale;
  • Comportamenti di “congelamento”: alcune persone rimangono cognitivamente paralizzate e incapaci di muoversi.

MODELLI A FASI DELL’EVENTO CRITICO (DISASTRO)

Un modello a 8 fasi durante e dopo un disastro:

  1. Fase della minaccia: relativa all’esistenza di rischi di disastro (nelle vicinanze un vulcano attivo), le azioni da intraprendere in questa fase sono attività di riduzione dei rischi e di preparazione ai disastri.
  2. Fase dell’avvertimento e dell’allarme: nella fase dell’avvertimento gli esperti o le persone della comunità si rendono conto che può accadere qualcosa e i loro tentativi sono rivolti a coinvolgere tutta la comunità nel prendere le necessarie precauzioni Nella fase dell’allarme il pericolo è inevitabile e imminente. Le persone reagiscono con ansia, timore ma anche rifiuto e negazione, e non sempre prendono i dovuti provvedimenti. Ad esempio l’attaccamento al luogo scoraggia l’evacuazione;
  3. Fase dell’impatto: da pochi secondi (terremoto) ad alcuni mesi (guerre, carestie). E’ caratterizzata da una serie di reazioni emotive intense, queste reazioni possono variare da stress acuto, shock, panico, confusione e incredulità, di solito sono seguiti dall’attivazione di comportamenti autoprotettivi. La fase dell’impatto è di solito la più breve delle fasi del disastro.
  4. Fase dell’inventario: dopo l’impatto le persone si orientano allo scopo di comprendere quello che è accaduto. Le strategie di coping più diffuse riguardano la ricerca di informazioni, il contatto con familiari e amici e una stima dei danni e dei potenziali pericoli.
  5. Fase eroica: dall’impatto fino al quarto giorno. E’ caratterizzata da un elevato livello di attività, durante questa fase, vi è un senso di altruismo e molti membri della comunità mostrano una forte spinta all’azione pro-sociale, anche a costo di affrontare seri rischi e dispendio di energia. La valutazione dei rischi può essere compromessa.
  6. Fase della luna di miele: dalla prima settimana a 3 mesi dell’evento, è caratterizzata da ottimismo e fiducia nel pieno recupero della comunità. Si percepisce che il peggio è passato e che nel giro di breve tempo si tornerà alla normalità. Esiste un aumento del “senso di comunità” per aver condiviso un’esperienza drammatica.
  7. Fase della disillusione: i superstiti scoprono un “senso di abbandono” dall’esterno. Si comincia a realizzare che le promesse possono essere disattese o non mantenute. Le persone si lamentano per l’abbandono, le ingiustizie e gli intoppi burocratici. Fanno comparsa i primi sintomi connessi allo stress post traumatico (ansia – depressione – irritabilità).
  8. Fase della ricostruzione: si realizza in senso fisico, finanziario, sociale ed emotivo. Le basi messe nei mesi precedenti cominciano a produrre cambiamenti osservabili: le richieste di aiuti cominciano ad essere approvate, comincia la ricostruzione; La maggioranza delle persone torna al livello di funzionamento precedente la calamità, anche se gli anniversari aggravano i sintomi.

IL RUOLO DELLO PSICOLOGO

L’intervento psicologico nelle fasi precedenti una situazione d’emergenza esplica su molteplici livelli:

– A livello individuale e di gruppo, l’intervento psicologico si esplica nell’individuazione e potenziamento dei fattori “protettivi” (strategie di coping, caratteristiche di personalità, abilità) che riducono la probabilità d’insorgenza di risposte patologiche a lungo termine (Disturbo post-traumatico da stress) in seguito ad eventi traumatici.

– A livello organizzativo e comunitario, lo psicologo nella fase di prevenzione svolge interventi di informazione e formazione della comunità rispetto alle specifiche tipologie di rischio presenti sul territorio (cultura della sicurezza e dell’autoprotezione). Nella fase di pianificazione si occupa di fornire consulenze alle agenzie e alle organizzazioni istituzionali preposte all’intervento in caso di emergenze, al fine di realizzare un piano d’intervento funzionale e fornire competenze psicologiche agli operatori e dei volontari del soccorso.

INTERVENTI POST EVENTO CRITICO

Nel caso di catastrofi o disastri è prevista l’attuazione dell’intervento psicosociale che prevede Equipe psicosociali per le emergenze ovvero squadre di operatori formati per tutelare la salute psichica mediante azioni di informazione, gestione e contenimento delle reazioni psicologiche all’evento. L’intervento psicosociale si articola attraverso diverse attività:

  1. Valutazione dei bisogni: raccolta delle informazioni sui bisogni sanitari, pratici e psicosociali delle persone, gruppi e istituzioni colpite dall’evento.
  2. Screening Psicologico: procedura di identificazione delle persone a rischio di sviluppo di disturbo.

Critical Incident Stress Management (CISM)

Il CISM è un noto protocollo clinico di prevenzione e trattamento delle reazioni psicologiche potenzialmente traumatiche, a fronte di eventi critici (disastri, violenze, decessi inattesi, calamità).

Gli obiettivi del CISM sono:

  • Riduzione dell’attivazione e della reazione emotiva
  • Facilitazione del naturale processo di recupero
  • Identificazione delle persone che necessitano di un sostegno aggiuntivo o di un invio alle strutture sanitarie (screening psicologico)

Interventi di salute mentale a medio e lungo termine

Nella fase a medio termine (dalle 2 settimane ai 3 mesi) possono essere attuati interventi integrativi di salute mentale.

Il counseling nella crisi è un intervento psicosociale supportino individuale o di gruppo in seguito ad eventi critici o traumatici allo scopo di promuovere il benessere psicologico e di fornire sostegno emotivo ed informativo. Il counseling sulla crisi si basa sull’uso efficace sull’ascolto attivo, sulla ristrutturazione cognitiva e gestione dello stress. Gli obiettivi del counseling nella crisi sono: normalizzare le reazioni, sviluppare maggiore consapevolezza sulle potenzialità personali e sui problemi, incoraggiare l’utilizzo dei servizi di salute mentale riducendo il rischio di stigma, fornire informazioni sullo stress e sulle strategie di coping, aiutare la persona nel mobilizzare risorse e nella soluzione di problemi e facilitare il ritorno al funzionamento psicosociale precedente la crisi.

La terapia cognitivo-comportamentale per le persone che soffrono di disturbo da stress acuto implica l’uso di tecniche come psicoeducazione, ristrutturazione cognitiva, esposizione in vivo o immaginativa, tecniche di rilassamento e di respirazione, desensibilizzazione sistematica al trauma, problem solving. Interventi di terapia cognitivo- comportamentale nel mese successivo all’evento per persone che soffrono di disturbo acuto da stress comporta benefici riscontrabili nella riduzione del rischio di sviluppare disturbo da stress post-traumatico.