BURNOUT

Il termine burnout traducibile in “bruciato”, “logorato” fu introdotto da Maslach per indicare una sindrome caratterizzata da esaurimento emotivo, depersonalizzazione e perdita d’interesse manifestata dagli operatori impegnati nelle professioni d’aiuto. Successivamente il burnout è stato considerato all’interno del grande fenomeno dello stress lavorativo come un possibile esito negativo dello stress cronico ed esteso anche a tutte le altre professioni (clicca qui per approfondire). Il burnout come stato indica una condizione caratterizzata da (Borgognoni, 2012):

  • ESAURIMENTO EMOTIVO: deterioramento emozioni positive, entusiasmo, motivazione, piacere per il lavoro.
  • DEPERSONALIZZAZIONE: percezione impersonale e deumanizzata degli utenti, cinismo, distacco indifferenza e freddezza relazionale, (meccanismo protezione emozione negative relazioni).
  • RIDOTTA AUTOREALIZZAZIONE: percezione di scarsa competenza, efficacia, risorse, piacere per il lavoro.

Il burnout come processo indica un fenomeno che si sviluppa in diverse fasi. Edelwich e Brodsky (1980) identificano 4 fasi:

  • ENTUSIASMO IDEALISTICO: aspettative di successo e miglioramento del proprio status.
  • STAGNAZIONE: percezione di incertezza dei risultati del proprio impegno.
  • FRUSTRAZIONE: sentimenti di impotenza.
  • APATIA: chiusura in se stessi, demotivazione, perdita di desiderio di aiutare.

Il burnout come fenomeno che si sviluppa lungo un continuum e che riguarda tutte le professioni è spiegato dalla Teoria della Conservazione delle Risorse (Conservation of Resources Theory) come il risultato del tentativo di preservare le proprie risorse nell’affrontare le richieste interpersonali. Esso si sviluppa lungo un continuum i cui due poli sono il Burnout (esaurimento emotivo, cinismo, inefficacia) e Engagement (energia, coinvolgimento, efficacia, identificazione con il proprio lavoro).

Il Burnout  è caratterizzato da:

  • Esaurimento Emotivo
  • Inefficacia         
  • Cinismo                                                                                      

Maslach e Leither hanno elaborato un modello del burnout che si focalizza sul grado di adattamento/ disadattamento della persona all’ambiente di lavoro. Il grado di discordanza tra le caratteristiche soggettive e del lavoro è considerata attraverso l’analisi di 6 aree, esse possono rappresentare fattori predisponenti o protettivi del burnout:

  • Carico di lavoro
  • Controllo
  • Ricompense
  • Integrazione (appartenenza)
  • Equità
  • Valori

Gli studi dimostrano che il burnout deriva dall’interazione di cause o fattori individuali e organizzativi.

  • Fattori Individuali: caratteristiche personalità (personalità tipo A), introversione, obiettivi irrealistici, autoritarismo, eccessivo senso responsabilità, compulsività ad aiutare, identificazione con le vittime, tendenza alla repressione emozionale (polizia).
  • Fattori Organizzativi: sovraccarico lavorativo, scarso controllo, autonomia, decisionalità, gratificazione/riconoscimento, equità, integrazione sociale, conflitto/ ambiguità ruolo, conflitto valori (tra soggetto e organizzazione).

La sindrome del burnout ha effetti sia a livello individuale (operatori e utenti) che organizzativo.

Effetti Individuali: sintomatologia fisica, cognitiva, emotiva, comportamentale.

  • Sintomi fisici: somatizzazioni, cefalea, disturbi gastrointestinali, cardiovascolari, s.immunitario, dolori vari (schiena, testa, stomaco), alterazioni sonno, irritabilità, tensione.
  • Sintomi psichici: ansia, depressione, isolamento, perdita interesse, apatia, demoralizzazione, irrequietezza, cinismo, ostilità, rabbia, frustrazione, aggressività, irritabilità, negativismo, indifferenza, distacco emotivo, disimpegno, sospettosità, depersonalizzazione, paranoia, pensiero rigido, atteggiamento critico e colpevolizzante (verso utenti), difficoltà relazionali, uso alcol, droghe, farmaci.

Effetti Organizzativi: i sintomi individuali compromettono la qualità della prestazione lavorativa producendo effetti negativi sull’organizzazione: diminuzione produttività (quantità e qualità), commitment (identificazione con l’organizzazione), assenteismo, turnover, desiderio abbandonare il lavoro.

COME AFFRONTARE IL BURNOUT?

Se ci si rende conto di vivere una condizione psicofisica identificabile nella vittime della sindrome da burnout è consigliabile “fermarsi” e richiedere un aiuto specialistico per riattribuire la giusta priorità ai propri bisogni. Può essere molto importante rivolgersi ad un medico per avere informazioni circa la sintomatologia o ad uno psicologo al fine di ricevere un sostegno adeguato ed essere indirizzati verso il percorso di cura più adeguato. L’aiuto di un professionista mira a sostenere emotivamente la persona aiutandola a sviluppare le capacità che le consentano una maggiore consapevolezza del problema favorendo comportamenti funzionali nel contesto lavorativo. La letteratura scientifica ha evidenziato come i più efficaci metodi di cura e prevenzione sono quelli che agiscono sul singolo individuo e sull’organizzazione in cui esso è inserito. A livello individuale è importante organizzare le proprie attività e compiti sviluppando rapporti più sani con i colleghi che favoriscano la comunicazione assertiva e la collaborazione. E’ altrettanto importante stabilire del tempo da dedicare ai propri hobbes e al riposo / relax senza trascurare i propri interessi e i rapporti affettivi. A livello organizzativo l’intervento è più complesso e mira a migliorare le condizioni lavorative, il clima lavorativo e i rapporti tra datori di lavoro e dipendenti e tra colleghi.

TRATTAMENTO INDIVIDUALE DEL BURNOUT

Il burnout richiede un intervento integrato a livello individuale, organizzativo e sociale. Tuttavia, non sempre è possibile intervenire su tutti i fronti e perciò ci si deve concentrare sull’intervento individuale.

A livello Individuale: lavoro psicologico sull’individuo finalizzato a ridurre e prevenire la sintomatologia. Un professionista (psicologo) fornisce informazioni sul fenomeno del burnout (psicoeducazione) e aiuta il soggetto ad acquisire strumenti e competenze per fronteggiare lo stress.

La persona è aiutata a sviluppare competenze (strategie coping), promuovere risorse/ potenzialità, stabilire obiettivi realistici, riposarsi (rilassamento), bilanciare frustrazione e gratificazione, separare lavoro e vita privata.